Una tranquilla giornata di marzo

di Fiorenza Maffei

Gli studenti in massa si erano recati presso il Ministero dell’Istruzione, alla fine il ministro Coppino li aveva ricevuti garantendo loro che sarebbe stata fatta giustizia delle violenze subite dalla polizia e concedendo la disponibilità dell’aula magna per le loro riunioni.

Tra agli avventori del caffè ogni tanto esplodeva una risata. Ma cosa avete da ridere? Stanno succedendo cose gravi! borbottava qualche signore distinto.

Qualche giovane, né studente, né soldato e soprattutto disinteressato alle questioni politiche e sociali, indicava con l’indice due righe in fondo alla seconda pagina, proprio sotto il titolo Le ultime scioccherie.

Il colmo dell’ozio per una donna? Non aver voglia di fare un corno!

Via Orefici, Bologna - Basoli (Miniatura 373x494 px)A quel punto le risate si propagavano nel locale.

La calma ritornava quando qualche avventore faceva notare la notizia riportata nella pagina successiva, che finalmente la salute di Giosuè Carducci era in netto miglioramento.

Quanta trepidazione per il grande Poeta! I bolognesi che passavano in centro non potevano fare a meno di volgere lo sguardo verso la libreria Zanichelli nella speranza di vederlo passare appoggiato al suo bastone saldo nella camminata.

Carducci sotto i portici di Bologna. Che sollievo saperlo di nuovo in salute!

Nella cronaca cittadina la notizia dell’agitazione studentesca era stata ripresa: anche in città gli studenti protestavano e il senatore Magni, su ordine del Ministro, aveva chiuso l’Università. Gli studenti dell’Istituto Tecnico si erano riuniti in assemblea manifestando solidarietà ai colleghi universitari.

Che fine secolo ragazzi! Come sembravano lontani i tempi delle barricate e della lotta per l’Unità. La città stava cambiando volto. I suoi ragazzi erano in fermento, in altri fermenti. Il sacrificio di tante anime per il trionfo delle idee di libertà che aveva permeato il cuore di tanti giovani patrioti nella prima metà del secolo sembrava già una leggenda lontana.

Intanto la Questura arrestava per oziosità, per questua ed anche per gli oltraggi alla pubblica forza. Su queste notizie i commenti si sprecavano, ma quasi tutti concordavano sull’assunto che se la polizia non avesse reagito con vigore la città sarebbe precipitata nel caos, già gli studenti cavalcavano l’ondata della protesta… ci mancava solo che si cominciasse anche ad insultare i tutori dell’ordine…

Per gli amanti del teatro l’ultima pagina del giornale indicava gli spettacoli che i principali impresari rappresentavano nei due teatri di Bologna aperti. Verdi. Sempre Verdi. Trovatore e Rigoletto. In attesa del Ballo in Maschera.
I loggioni sempre affollati. Gli applausi a scena aperta. Eppure la stampa non era affatto benevola circa le doti interpretative degli attori.

Il ragazzo all’ingresso del caffè continuava a strillare e a vendere il giornale.

Anche qualche donna si avvicinava ad acquistarne una copia. Ah, le donne… come stava cambiando la società!

Il nuovo secolo era alle porte e forse qualche donna della nuova generazione avrebbe seguito la scia delle eroine della metà del secolo: di Cristina di Belgiojoso che quasi cinquant’anni prima, dopo le Cinque Giornate milanesi di strenua lotta contro il dominatore, era entrata trionfalmente a Milano a capo di un vero e proprio battaglione di volontari napoletani sventolando tra le mani il tricolore; oppure di Carolina Tattini Pepoli, la discendente di Gioacchino Murat, che dopo essere scesa in piazza il fatidico 8 agosto 1848 si era dedicata ai salotti politici, che tanto contributo avevano dato alla causa dell’Unità.

Ora nuove lotte attendevano le donne che avrebbero dovuto ritagliarsi nuovi spazi all’interno della società.

Forse quel giorno qualcuna di loro, rientrata in casa, prima di dedicarsi alle faccende domestiche, avrebbe aperto il giornale e cominciato la lettura: Il Resto del Carlino Politico-Quotidiano Bologna, 20 marzo 1885.


Note:
Il 20 marzo 1885 è stato pubblicato il primo numero del quotidiano Il Resto del Carlino.
Tra il 1917 e il 1919 le tre torri di Piazza della Mercanzia furono abbattute.


Immagine nella pagina:
Via Orefici in una veduta del Basoli

Fine.
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Gennaio-Marzo 2009 (Numero 12)

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