L'ultima battaglia di Garibaldi negli appunti del genovese Luigi Canessa

di Agostino Pendola

L’ultima spedizione di Garibaldi nei Vosgi a difesa della Repubblica Francese schiacciata dai Prussiani di Bismark, è forse uno degli avvenimenti meno conosciuti della vita dell’Eroe. Ha rappresentato tutto sommato un momento marginale della guerra franco-prussiana del 1870-1871 e non ha riguardato direttamente l’Italia.
Nelle sue linee essenziali gli avvenimenti del 1870-71 sono sufficientemente noti. Sconfitto e preso prigionero a Sedan Napoleone III e proclamata in Francia la Repubblica, il nuovo governo chiese a Bismark un armistizio. Ma di fronte alle pesanti condizioni poste dai Prussiani, ai Francesi non restò che la continuazione della guerra. Mentre alla Francia andavano le simpatie di tutti i democratici europei, e da tutta Europa partivano volontari per contribuire alla sua difesa, anche Garibaldi si mise a disposizione del governo francese. Il 7 ottobre sbarcò a Marsiglia ricevuto con un’accoglienza entusiasta della popolazione, acclamato come il salvatore della Francia dalla disfatta e dall'occupazione prussiana. Poco dopo iniziò la costituzione di quella che sarebbe stata chiamata Armée des Vosges.

Contemporaneamente a Garibaldi e nelle settimane successive sbarcarono in Francia alcune centinaia di italiani, in gran parte repubblicani e mazziniani, molti reduci dalle guerre garibaldine in Sicilia, in Trentino e per la liberazione di Roma. I figli Ricciotti e Menotti, il genero Stefano Canzio, che sarebbero diventati i suoi più stretti collaboratori, erano tra questi. Vi erano naturalmente anche diversi liguri, come il genovese Luigi Canessa.

Luigi Domenico Canessa era nato a Genova il 21 luglio 1845. Della sua giovinezza si sa poco, ma nel 1866 vestì le giubbe rosse dei garibaldini in Trentino, l’anno seguente seguì ancora il Generale a Mentana, nel corpo scelto dei Carabinieri Genovesi. Dopo il ritorno a casa, i commerci. Nel febbraio 1870 gli venne rilasciato un passaporto come residente ad Alessandria d’Egitto, di professione negoziante. L’Egitto nell’Ottocento era, come la Tunisia, una meta comune nell’emigrazione commerciale italiana. Ma forse non si fermò in Egitto ed arrivò sulle spiagge del Mar Rosso. Tornò a Genova nell’estate del 1870; dopo la capitolazione di Sedan e la proclamazione della Repubblica decise di unirsi agli italiani che vollero andare a difendere la sorella latina. Arrivò a Marsiglia via mare il 26 ottobre. Il primo novembre era già arruolato come luogotenente dello Stato Maggiore.

Garibaldi, arrivato in Borgogna a capo dell’Armée des Vosges, aveva trovato la capitale, Digione, occupata dai Prussiani che minacciavano di dilagare verso Lione. Il suo primo obiettivo era la difesa della valle del Rodano. Il compito era tutt’altro che facile: il freddo intenso, il ghiaccio, la neve, rendevano difficili i movimenti. Inoltre le truppe a sua disposizione erano alquanto variegate, italiani, spagnoli e molti ragazzi francesi alla loro prima esperienza militare (francs-tireurs). A fine novembre Garibaldi cercò di far sloggiare i Prussiani da Digione, senza successo.


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Luigi Canessa

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Aprile-Settembre 2007 (Numero 7)

Anita Garibaldi, Museo Civico del Risorgimento, Bologna
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